[ DISCLAIMER: ognuno è libero di fare ciò che vuole, questo non vuole essere un post di critica o definizione di cosa sia giusto o sbagliato. Prendetelo come un modo (leggero e ironico) di liberarvi da determinate convinzioni. Grazie ]
Lo sapevi che?
Puoi fare yoga anche senza le unghie rifatte, senza il capo firmato o la piega fresca di parrucchiere. Nel curare se stessi non c’è nulla, piacersi e volersi bene è fondamentale.
Togliersi sfizi e viziarsi è legittimo.
Lo sapevi che?
Puoi praticare yoga senza un Japa Mala, incenso arrivato direttamente dall’India o interminabili minuti nella posizione del loto con gli occhi chiusi mentre ripeti un mantra che (forse) nemmeno comprendi appieno e infinite serie di pranayama.
I Mala sono bellissimi e il profumo d’incenso incredibile, e apprezzarli è lecito.
Integrare pratica e filosofia, onorevole.
Salire sul tappetino per dedicare del tempo solo a te, con la tua più totale attenzione?
Puoi farlo anche spettinata, senza incenso e in pigiama (…o anche senza quello!)
L’immagine (perché oggettivamente viviamo in vetrina) di questo settore è spaccata in due:
1. impossibili sequenze, posizioni complesse, pratiche con trucco e parrucco perfetti… non va male, ma c’è di più.
2. guru di serenità e pace interiore… che sul tappetino salgono e quasi non prendono in considerazione le asana ma passano direttamente alle lunghissime meditazioni e null’altro. Ma c’è di più.
Molto di più.
Ci sono studio, filosofia, posizioni e sequenze… ma più di tutti c’è il rispetto. Per sé stessi, il proprio corpo e i propri stati emotivi… per l’essere nati in Occidente e ammettere di avere radici culturali diametralmente opposte a quelle del luogo nativo dello Yoga.
Rispetto per la disciplina, che nei suoi principi mette l’attenzione anche sulla MODERAZIONE → BRAMACHARYA. Moderazione in tutto (Attenzione: non significa privazione).
Credo (opinione personale) fermamente che non ci sia un modo giusto oppure un modo sbagliato per praticare e vivere lo yoga, credo (è sempre una mia opinione!) ci sia un modo soggettivo per camminare insieme a questa disciplina millenaria.
Io ho il mio personale modo di viverla.
Adoro creare sequenze nuove e sperimentare la fluidità nei movimenti rendendo il mio Yoga "Funky", lasciandolo intersecarsi con altre discipline... o provare nuove asana (anche fissando tutto questo su supporti digitali e condividendoli con voi).
Prendere i pranayama e approfondirli per avere sempre maggior consapevolezza della respirazione e trasmetterla agli allievi, concentrarmi su musica (Sì, utilizzo la musica come sottofondo per la pratica. Non linciatemi) e respiro per liberare la mente e staccare i pensieri.
C’è però una cosa della quale mi dispiace. Mi spiace vedere la superficialità in una cosa così articolata, profonda e grande. Sia nel renderla solamente un oggetto, ma anche nell’eccessiva spiritualizzazione. Un eccesso rimane pur sempre “eccesso”.
Perché c’è di più. Molto di più.
Chiediti com'è il tuo “vivere lo yoga” e trova la tua strada per sentire che ti si cuce perfettamente addosso.
Brilla e Balla, sempre.
Ely
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